RIFLESSIONI

I principi dell’insegnamento
(Tratto dal libro di Sam Doherty)

Definizione dei principi
Vediamo come la parola “insegnamento” è usata nella Bibbia.

“Insegnare” nel Vecchio Testamento
Nel Vecchio Testamento vengono usate undici diverse parole ebraiche con il significato di “insegnare” o “istruire”. La parola principale è “lamath” che viene usata 86 volte. Di queste 86 volte, 55 viene tradotta con “insegnare”, per altre 22 volte viene tradotta con “imparare”. È interessante notare che questa parola alcune volte viene tradotta con “insegnare” e altre con “imparare”. Il contesto indica quale traduzione sia più appropriata. In altre parole, c’è una stretta associazione tra questi due verbi. Una cosa non può essere insegnata se non la si è imparata, e nulla può essere imparato se non è stato insegnato.
La parola “lamath” secondo gli esperti ebrei non significa un “mero insieme di fatti o informazioni su un soggetto”, ma “lo stimolo per lo studente a imitare o applicare alla propria vita ciò di cui è venuto a conoscenza”. Questa parola è pertanto usata col concetto di “pensiero di stimolo all’imitazione e alla creazione di una risposta”. Esempi del suo utilizzo si possono trovare in Deuteronomio 5:1,6:1 e nel Salmo 32:8. Ci sono altre dieci parole usate col significato di insegnare nel Vecchio Testamento, ma su scala minore.

“Insegnare” nel Nuovo Testamento
La parola principale col significato di insegnare nel Nuovo Testamento è la parola greca “didasko”. Viene tradotta col significato di “insegnare” per 97 volte; in altre forme come “insegnante” o “maestro” 56 volte e come “insegnamento” o “dottrina” 50 volte. Esattamente come per la parola “lamath” nel Vecchio Testamento, essa enfatizza l’apprendere per esperienza e il coinvolgimento, piuttosto che non dare solamente delle informazioni. Generalmente si focalizza sul l’attività dell’insegnamento e dell’aiuto a una persona a imparare. Esempi si possono trovare in Efesini 4:21, Colossesi 1:28,3:16, 2 Timoteo 2:2.

Una definizione di insegnamento
Una breve e semplice definizione di “insegnamento”: “Insegnare è aiutare una persona a imparare”. È di vitale importanza che noi, come insegnanti, capiamo cosa significhi insegnare e quali siano le sue implicazioni. Se lo facciamo, raggiungeremo più facilmente l’obbiettivo di essere buoni insegnanti.
Insegnare non è solo raccontare. Tutti coloro che sentono non imparano.
Insegnare non è solo far sì che i bambini ascoltino. Possono ascoltare senza imparare.
Insegnare non è solo far sì che i bambini ripetano qualcosa. Questo può aiutare ma non è necessariamente imparare.
Insegnare è quella cosa che aiuta un bambino a comprendere, imparare e assorbire ciò che non ha imparato o capito in precedenza.
Lo scopo dell’insegnamento è un cambiamento di pensiero, di sentimenti o di azioni oppure tutti e tre. Un insegnante accorto capisce che il suo insegnamento dovrebbe essere rivolto al bambino in modo completo, la sua mente, prima di tutto, e per mezzo di lei, il suo cuore (o emozioni) e poi la sua volontà. Abbiamo già visto le spiegazioni di Paolo circa questo processo nel caso dei credenti a Roma.
“Ma sia ringraziato Dio perché eravate schiavi del peccato ma avete ubbidito (la volontà) di cuore a quella forma di insegnamento che vi è stata trasmessa” (data) (Romani 6:17).
Il messaggio del Vangelo è stato indirizzato alla loro intera personalità ed essi hanno risposto a quel messaggio in triplice modo:

  1. Il loro intelletto è stato illuminato. Paolo parla di “quella forma di insegnamento che vi è stata trasmessa”. Noi insegnanti dobbiamo insegnare la Parola di Dio in modo chiaro e intelligente e credere che Dio illumini l’intelletto di chi ascolta.
  2. Le loro emozioni sono state coinvolte. Paolo dice: “avete ubbidito di cuore”. Il nostro desiderio e obbiettivo nell’insegnamento è che lo Spirito Santo parli al cuore del bambino e dia il desiderio di abbandonare il peccato e credere nel Salvatore.
  3. La loro volontà era stata portata a sottomettersi a Cristo. Paolo enfatizza che essi avevano obbedito a ciò che avevano sentito.

Dobbiamo pregare che, in risposta al nostro insegnamento, ci sia un’azione definitiva di obbedienza del bambino a Dio.

Un insegnante ha pertanto tre obbiettivi:
– la conoscenza. Egli vuole che i bambini conoscano la Bibbia e il suo insegnamento;
– i sentimenti. La sola conoscenza non cambia le vite. Egli vuole che il cuore e le attitudini del bambino siano toccate e influenzate dalla Parola di Dio;
– le decisioni. Egli vuole che il bambino agisca sulla base di ciò che ha imparato e ciò che ha provato ed è quest’ultima azione o reazione di ubbidienza alla Parola di Dio l’obbiettivo principale del nostro insegnamento.

L’imparare costituisce un cambiamento proficuo in ciò che si conosce, si prova e si fa. È stato giustamente detto che imparare è quando una persona supera qualcosa, giunge in qualche luogo o è diventata qualcuno che non era prima di avere imparato. Imparare coinvolge sempre un progresso. L’insegnare, secondo la sua più semplice definizione, è pertanto aiutare una persona a imparare e se coloro che sono venuti ai nostri corsi di insegnamento o all’Ora Felice non hanno imparato qualcosa, ciò significa che non abbiamo insegnato. Se insegno a qualcuno a nuotare, non posso dire di avergli insegnato veramente fino a quando non ha imparato a nuotare.
Tuttavia, dobbiamo aggiungere che non possiamo trasferire completamente questo concetto in un contesto spirituale, infatti, posso avere insegnato in modo completo la verità del pentimento eppure il bambino può non pentirsi.
Dobbiamo pertanto considerare l’apprendimento come la comprensione di una persona verso un nuovo concetto o verità, e l’insegnamento come l’aiuto effettivo dato ai bambini perché afferrino un nuovo concetto o verità. Allo stesso tempo, preghiamo che lo Spirito Santo lavori nella mente dei bambini e nei loro cuori e che essi possano rispondere volontariamente a ciò che hanno imparato.

Il principio di illuminazione
Un insegnante cristiano non è solo. Lo Spirito Santo che vive in lui lo aiuta a insegnare e aiuta allo stesso modo i bambini a comprendere. In un certo senso i principi d’insegnamento per un maestro di scuola e per un insegnante della scuola domenicale sono simili. Tuttavia, vi sono due differenze sostanziali. La prima: lo scopo del maestro di scuola è semplicemente di impartire la conoscenza; lo scopo, invece, dell’insegnante della scuola domenicale è di presentare ai suoi uditori una Persona Vivente e portare cambiamento nella vita. La seconda: il maestro di scuola lavora unicamente con mezzi naturali, mentre l’insegnante della scuola domenicale dipende dall’aiuto divino e soprannaturale.

Lo Spirito Santo è l’insegnante divino
Questa verità è riportata in tutta la Bibbia. Giovanni 6:45, 14:26, 16:8, 16:13; 1 Corinzi 2:4, 2:10, 2:13; 1 Tessalonicesi 1:5, Efesini 1: 17-18, 1 Giovanni 2:20. L’insegnamento di verità spirituali è efficace solo quando lo Spirito Santo illumina la mente dell’ascoltatore.

Lo Spirito Santo dà comprensione al bambino non salvato
“Ma l’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente” (1 Corinzi 2:14).

Quanto sopra si applica a tutte le verità spirituali e non solo ad alcune di esse. Per esempio, l’uomo non può comprendere spiritualmente e nel suo cuore che Gesù Cristo è morto per lui o che Dio lo ama o che ha bisogno di essere salvato. Tutte queste verità gli sono nascoste da un punto di vista spirituale, a meno che lo Spirito Santo illumini la sua mente per poterle comprendere.
Il bambino non salvato non può avere alcuna comprensione spirituale di ciò che gli insegniamo, a meno che lo Spirito Santo non illumini la sua mente. (1 Corinzi 2:13,14).
Egli rivela le cose di Dio (1 Corinzi 2:10).
Egli ricorda le parole di Cristo (Giovanni 14:26).
Egli guida in tutta la verità (Giovanni 14:26; 16:13).
Egli testimonia di Cristo (Giovanni 15:26).
Egli dirige nelle vie della santificazione Ez.36:27.
La nostra responsabilità è di “preparare il fuoco”. Abbiamo trovato i giornali, la legna e il carbone e li abbiamo disposti nel giusto ordine. Tuttavia, senza la fiamma non ci sarà alcun fuoco. È solo lo Spirito Santo che può “accendere” ciò che abbiamo preparato. Egli è il solo che dà luce e vita. La comprensione di questo principio ci porterà ad alcune conclusioni a riguardo della nostra evangelizzazione.

  • Ci renderemo conto che non ci sono risultati spirituali “meccanici” o “garantiti” del nostro insegnamento.
  • Capiremo che non possiamo esercitare pressioni sugli alunni in risposta al nostro insegnamento.
  • Rileveremo che la mancanza di risposte non è necessariamente una conseguenza del nostro insegnamento (anche se alcune volte lo è).
  • Non prenderemo per noi gloria e onore del modo in cui Dio decide di operare in modo speciale.
  • Ci accorgeremo che, sia nell’insegnamento sia nella cura del bambino, non dobbiamo essere “meccanici” nel nostro approccio, ma sensibili alla guida dello Spirito Santo.
  • Impareremo a essere pazienti e dipendenti dallo Spirito Santo.
  • Controlleremo ed esamineremo le nostre vite per vedere se siamo consacrati a Lui, perché Lui usa strumenti efficaci.

L’opera dello Spirito Santo nell’evangelizzazione
Abbiamo bisogno di pregare che lo Spirito Santo faccia il suo lavoro quando ci impegniamo nel l’insegnamento. Il suo lavoro ha sette aspetti:

  1. dare all’insegnante conoscenza e comprensione della Parola di Dio che si sta preparando. Egli è lo Spirito di conoscenza (Giov. 16:13);
  2. dare all’insegnante saggezza nella preparazione, in modo da sapere cosa insegnare al bambino alla luce delle sue necessità e per sapere come applicarlo a tali necessità. Egli è lo Spirito di saggezza (Atti 6:3);
  3. aiutare l’insegnante nel suo compito, in modo che abbia espressione e libertà, così da sapere cosa dire e cosa non dire, soprattutto, che Egli dia potenza al suo insegnamento – in modo che il Vangelo pervenga ai bambini “Non solo in parole, ma anche in potenza e nello Spirito Santo” (1 Tessalonicesi 1:5). Egli è lo Spirito di potenza (Atti 1:8);
  4. per dare comprensione alle menti ottenebrate dei bambini, vista ai loro occhi ciechi, convincimento ai loro cuori freddi e una nuova direzione alla loro volontà perversa. Egli è lo Spirito di illuminazione (Ef. 1:17-18);
  5. per rigenerare i bambini morti, portandoli al pentimento e alla fede. Egli è lo Spirito di vita (Giovanni 3:5);
  6. per ministrare ai bambini, quando credono in Cristo, che Egli dimora in loro (Giovanni 14:16-17, Romani 8:9) e assicurandoli della loro posizione di figli (Romani 8:16). Egli è lo Spirito di adozione;
  7. aiutare i bambini che hanno creduto in Cristo a comprendere la Parola di Dio; rimanere vicino a loro e fortificarli; insegnare loro a crescere nella loro vita spirituale per mezzo della Parola. (Giovanni 14:26, 1 Pietro 2:2). Egli è il “paracleto” – il consolatore.

La nostra responsabilità nell’evangelizzazione
Tuttavia, bisogna sottolineare ancora che questo principio dell’illuminazione non esclude la necessità per l’insegnante di preparare sé stesso adeguatamente per il proprio compito. Benché lo Spirito Santo sia onnipotente, Egli quasi sempre sceglie di operare per mezzo e in collaborazione con una persona umana. Non vogliamo che la verità dell’illuminazione diventi la verità dell’eliminazione! Dio vuole che tu e io siamo dei buoni insegnanti, ma vuole anche che dipendiamo sempre dallo Spirito Santo.
Il lavoro di un insegnante può essere paragonato a quello di un giardiniere, il quale semina secondo le proprie conoscenze sui principi del giardinaggio. Prepara il terreno, semina con cura, si assicura che le erbacce non soffochino i semi. Questa non è la negazione del fatto che solo Dio può dare la vita. Il giardiniere si rende conto di non poter far crescere i semi, ma deve dipendere da Dio per la loro vita: ciò non elimina la sua responsabilità di fare tutto ciò che può. “Io ho seminato, Apollo ha innaffiato, ma Dio ha fatto crescere” (1 Corinzi 3:6).
I risultati sono nelle mani di Dio. Egli è sovrano e opera come vuole. La nostra responsabilità è triplice:
pregare intensamente che Dio illumini;
preparare con cura la nostra lezione;
presentarla ai bambini come una sfida affinché possano comportarsi in base a quanto è stato loro insegnato.
Poi possiamo lasciare i risultati nelle mani di Dio.

Lo Spirito Santo dà comprensione ai bambini salvati
Lo Spirito Santo dimora nei bambini salvati (Giovanni 14:16-17), Romani 8:9, 1 Corinzi 6:19) e opera continuamente in loro, illuminando le loro menti e aiutandoli a comprendere la Parola di Dio (Giovanni 14:26 16:13, Efesini 1:17-18).
Anche i discepoli avevano bisogno di avere gli occhi illuminati e aperti e, senza l’opera di illuminazione dello Spirito Santo, i vostri bambini salvati non capiranno veramente ciò che è stato loro insegnato e non cresceranno.
Mentre ti prepari, e quando insegni la Parola di Dio, dovresti avere un atteggiamento di completa dipendenza dallo Spirito Santo. Come un contadino interra il seme, e dipende da Dio per la vita e la crescita, così dovresti insegnare la Parola di Dio, dipendendo dallo Spirito Santo per la vita e la crescita.

 

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei dati relativa alla privacy e ai cookie per maggiori informazioni clicca Qui

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi